Succede all improvviso, quasi per caso. L eccezionalità di una nuova routine, dettata dalla pandemia, getta luce su una verità che Annalisa Monfreda si era a lungo taciuta. L autrice osserva la vita di suo marito e delle sue figlie riassestarsi su un nuovo equilibrio, mentre la sua si consuma dentro la macchina che lo rende possibile. È dura accettare che proprio lei, che da anni come giornalista indaga gli ostacoli più sottili che impediscono alle donne di desiderare liberamente, proprio lei, che ha sposato un uomo femminista e assieme a lui cresce due figlie nel culto della libertà , proprio lei stia soccombendo alla più ovvia delle disparità , quella che si consuma silenziosamente dentro le mura domestiche: lo squilibrio del carico mentale. Su di lei, in quanto donna, ricade la responsabilità dell organizzazione di tutto ciò che ruota attorno a casa, marito, figli e famigliari. Il suo cervello ha un file sempre aperto e non perché si sia dimenticata di chiuderlo, ma perché lo consulta di continuo, infinite volte al giorno. Da quel momento inizia per l autrice un indagine poetica e scientifica lungo le radici di quella disparità . Per un intero anno, di giorno incontra scrittrici e scienziate, casalinghe e imprenditrici; analizza numeri e ricerche; si immerge nelle pagine della letteratura, nei saggi di storia, nei fondamentali della sociologia. E poi di sera, siede al tavolo della cena, che diventa teatro di piccole conversazioni rivoluzionarie, durante le quali l intera famiglia stabilisce assieme una lingua nuova con cui parlare. Un patto nuovo attorno a cui fondarsi. Un nuovo trampolino di lancio.