I luoghi sono collisioni di coordinate impazzite, ce lo racconta bene Alessandro Mantovani, in questo suo libro d'esordio, questo Geografia sommersa che racconta la compresenza di spazio, tempo, memoria, passato e futuro attraverso una periegesi in luoghi di volta in volta popolati da voci o deserti, umani e creature paradossali. I luoghi che si incontrano sono reali o immaginati, passati o futuri, ma in tutti si sovrappongono voci, ricordi e utopie. Come un atlante vivente, la raccolta ci proietta in storie lontane ma simultanee tra di loro, nel tentativo di restituire l'espansione delle coordinate antropiche come sempre più lunga nel tempo e nello spazio, eppure compresente. Il coro che si leva, contemporaneamente, da più posti, si armonizza quasi su una voce unica che racconta un mondo di soglia - fisica e mentale - dove regnano il fallimento, l'angoscia e la reiterazione. Un'epica della sconfitta e dei tentativi, che bene funziona come metafora di un tempo, questo, pieno di dolore.