Dopo avere « attraversato D'Annunzio» per approdare a un territorio suo, secondo la felice espressione montaliana, Guido Gozzano trovò la propria vena più autentica in una capacità di narrare in versi di straordinaria forza descrittiva, unita a una tonalità dolcemente ma impietosamente ironica. Nei suoi componimenti qui raccolti integralmente con un ricchissimo corredo esegetico Gozzano ripercorre le eterne vicende di Amore e di Morte, intesse colloqui col passato, ma soprattutto, dopo il « povero fanciullo che piange» di Corazzini, il « saltimbanco» di Palazzeschi e il « clown» di Soffici, ci dà il suo personale ritratto del poeta, un uomo perso dietro « pochi giochi di sillaba e di rima» , e tuttavia non ignaro di quella « terra desolata» che il vivere stava allora diventando per la grande cultura europea. Con un saggio di Marziano Guglielminetti.