Eugenio Montale definiva Kavafis "un vero alessandrino, nello spirito e nella carne", e ne indicava la "genialità" proprio nella consapevolezza del poeta neogreco "che l'Ellade di allora corrispondeva all'homo europaeus di oggi". In questo modo il grande poeta italiano rispondeva a quei critici - e non furono pochi, all'inizio - che avevano rimproverato a Kavafis una presunta mancanza di "originalità", senza saper vedere come invece la sua poesia fosse riuscita nell'impresa di "immergerci in quel mondo come se fosse il nostro": e un'immersione in profondità, come solo la grande poesie riesce a fare. Das Urheberrecht an bibliographischen und produktbeschreibenden Daten und an den bereitgestellten Bildern liegt bei Informazioni Editoriali, I.E. S.r.l., oder beim Herausgeber oder demjenigen, der die Genehmigung erteilt hat. Alle Rechte vorbehalten.